Info:
Piazza Indipendenza 1 – 00039 Zagarolo
Telefono: 06 9576401/3/5
sito: www.istituzionepalazzorospigliosi.it
Storia
II Palazzo Ducale sorge nel sito del vecchio Castello medievale, di incerte origini, ma di cui si parla sin dai primissimi anni del XII sec. quando le milizie di Papa Pasquale II distrussero Zagarolo a causa della ribellione di Pietro della Colonna. Roccaforte di questa grande famiglia romana, il castello ne seguì per molti secoli le alterne e spesso sanguinose vicende, trovandosi al centro delle lotte tra i Colonna e il Papato e subendo numerosi assedi e distruzioni: nel 1297 ad opera di Bonifacio VIII (episodio citato da Dante nel XXVII canto dell’Inferno) e nel 1400 durante la guerra contro Bonifacio IX.
Altri scontri si ebbero dopo che nel 1431 il Papa Eugenio IV, succeduto a Martino V Colonna, pretese la restituzione di privilegi e tesori donati dal predecessore: tutte le famiglie della nobiltà romana accettarono tranne i Colonna e il Papa ordinò l’occupazione dei loro castelli; ne scaturì una ennesima guerra che si trascinò dal 1436 al 1439, quando Zagarolo, Palestrina ed altre fortezze colonnesi furono prese e rase al suolo dal cardinal Vitelleschi.
Alternando periodi di relativa tranquillità ad altri più travagliati, tra i quali l’ultimo assedio, subito nel 1528, il castello giunse alla metà del XVI sec. quando i Colonna entrarono in rapporti finalmente positivi con la Santa Sede.
Nel 1569 grazie ai servigi resi alla Chiesa da Pompeo Colonna, papa San Pio V eresse la terra di Zagarolo a ducato. Dopo la vittoria dei Cristiani sui Turchi a Lepanto (7 ottobre 1571) Pompeo Colonna cominciò i lavori di rinnovamento del suo castello, iniziando così la sua trasformazione in palazzo con funzioni esclusivamente residenziali, caratterizzato dalle due grandi ali che si aprono verso la piazza di Corte (l’attuale piazza Indipendenza), dalle ampie sale affrescate e dal giardino pensile.
Nel 1586 il palazzo ospitò papa Sisto V, venuto nel ducato per assistere ai lavori dell’acquedotto Felice, e nel 1591 vi si riunì il consiglio di otto cardinali preposto alla revisione dell’edizione a stampa della Bibbia: tra essi c’erano Marcantonio I Colonna, fratello di Pompeo, e San Roberto Bellarmino. Nel maggio del 1606 trovò rifugio nel palazzo il pittore Michelangelo
Merisi detto “il Caravaggio”, in fuga verso Napoli, che durante la sua permanenza dipinse per il duca Marzio Colonna una Cena in Emmaus ed una Maddalena in Estasi.
Assieme al duca anche il palazzo fu venduto dal figlio di Marzio, Pierfrancesco Colonna, al cardinal Ludovico Ludovisi, nipote di papa Gregorio XVI, che portò a termine i lavori di ampliamento e arricchì ulteriormente il palazzo portandovi parte delle sue collezioni d’arte, per ospitare le quali furono allestite le due gallerie del piano nobile. Alla morte del cardinal Ludovisi gli successe suo fratello Niccolo ed a questi suo figlio che vendette il ducato al principe Giovan Battista Rospigliosi.
Alla corte dei Rospigliosi, che utilizzavano il palazzo come residenza estiva, lavorarono pittori come il Maratta, il Chiari, il Masucci e Ludovico Gemignani che nel nostro palazzo morì il 26 giugno 1697. Per tutto il Settecento il palazzo fu al centro della vita mondana dei Rospigliosi-Pallavicini che lo arricchirono di nuove decorazioni e di oggetti preziosi. Vi furono ospiti cardinali, principi e sovrani, come Carlo III di Borbone, e grandi artisti, come Vittorio Alfieri.
A partire dagli inizi del XIX sec. il palazzo si avviò verso un lento ma incessante declino che raggiunse il suo culmine con la sottrazione di gran parte degli arredi e dei quadri (anni 1931-32) e con le tristi vicende della II Guerra Mondiale, quando venne trasformato in ospedale militare tedesco ed adibito al ricovero di numerosi sfollati provenienti da varie parti d’Italia. Restaurato in alcune sale negli anni cinquanta, nel 1979 il palazzo venne infine venduto dalla principessa Elvina Pallavicini al Comune di Zagarolo che ne è l’attuale proprietario. Da alcuni anni il palazzo è utilizzato come sede del Museo del Giocattolo, oltre che per convegni culturali, mostre, biblioteche e sedi amministrative.
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