Della Chiesa di San Pietro Apostolo si parla in una visita pastorale del 1607, conservata nella curia vescovile di Palestrina, ove si dice che la chiesa primitiva, con annesse le stanze canonicali, fu costruita nel XII secolo al posto di una edicola dedicata al medesimo santo. Tale chiesa, insignita del titolo di arcipretura, fu demolita insieme ai fabbricati limitrofi nel 1716 per volere di Giovan Battista Rospigliosi, signore del tempo, che promosse con la sua famiglia numerose iniziative di rinnovamento nel ducato. Già nel 1713 l’architetto Nicola Michetti, ricevette l’incarico dallo stesso, di preparare il modello in legno della futura chiesa e, nel 1715, fece una perizia per valutarne l’eventuale costo, che risultò corrispondere a 12.835 scudi. Per provvedere così alla sua costruzione, fu devoluta una parte delle rendite dello stato di Zagarolo.
La posa della prima pietra avvenne nel 1717 e i lavori furono seguiti dal Michetti fino al 1718, ma proseguirono anche durante la sua assenza durata fino al 1723, poiché fu chiamato in Russia dallo zar Pietro il Grande.
Lo sostituirono gli altri architetti della casa, Ludovico Rusconi Sassi e Gerolamo Caccia che avevano solamente il ruolo di esecutori del progetto.
Nicola Michetti proveniva dalla scuola di Carlo Fontana con cui collaborò per la ricostruzione della chiesa dei SS. Apostoli. Intorno al 1710 aveva ricostruito per i Rospigliosi la cappella gentilizia in S. Francesco a Ripa, ma la chiesa di S. Pietro è il primo progetto su vasta scala realizzato autonomamente.
Comunque i lavori proseguono sotto il controllo dei suoi colleghi che dal 1721 al 1722 costruiscono la cupola, non ottagonale come dai disegni di Michetti, ma rotonda, chiusa con l’esecuzione del lanternino il 10 ottobre 1722; nel 1723, con il ritorno di Michetti verranno concluse le coperture, rifinite le murature e preparati gli arredi. La chiesa, consacrata il 1 novembre 1725 è in stile tardobarocco, e ha uno sviluppo verticale dovuto al sito in cui è stata costruita: sorge infatti lungo la dorsale che percorre la parte più alta del centro abitato e si affaccia in una piccola piazza, a cui si accede in modo obliquo dal corso principale. Perciò, per avere una migliore visuale dell’insieme, nacque la volontà di fare una facciata, con un unico ordine, che da concava diventa ai lati convessa. Tale forma è comunque dovuta anche ad una certa influenza dello stile del Borromini.
La pianta è di forma ellittica con asse longitudinale lungo il quale si sviluppano il nartece e il profondo presbiterio. È notevole lo sviluppo verticale accentuato dall’attico su cui si aprono grandi finestre che, con la loro luce, rendono meno pesanti le strutture fino alla cupola a spicchi lunettati convergenti verso il lanternino. Quest’ultimo cadde e fu ricostruit più basso nel XIX (?) secolo. Entrando in chiesa, a sinistra c’è il battistero e, proseguendo, si ammira la cappella di San Gaetano bambino da Thiene e S. Antonio da Padova, dove si può vedere un modesto quadro proveniente dalla chiesa precedente che rappresenta i due santi con Gesù Bambino in braccio; segue la cappella di S. Emidio, dedicata prima alla SS.ma Trinità dove si trova una tela del Pesci datata 1728 con S. Leonardo, S. Domenico e San Francesco di Paola in adorazione della Trinità, sotto è posta una piccola tela di S. Emidio. Nella cappella dell’Immacolata c’è un’immagine della Madonna di autore ignoto. S. Pietro Apostolo ha un imponente altare maggiore ricco di marmi preziosi con un tabernacolo ligneo scolpito di buona fattura.
La pala rappresenta la consegna delle chiavi di Cristo al principe degli Apostoli, iniziata nel 1726 da Giuseppe Chiari, e terminata dal fratello Tommaso l’anno seguente. Nell’arco del presbiterio (transetto) vi sono tre affreschi di Battista Conti con S. Luca e San Marco; sul presbiterio si affacciano due logge decorate da stucchi dorati. Proseguendo verso destra troviamo la cappella della Deposizione con un dipinto omonimo eseguito da Ludovico Giminiani; precedentemente era ornata da una tela dedicata ai santi Ignazio di Loyola e Francesco Saverio, che ora si trova in sagrestia; c’è poi la cappella di S. Antonio Abate con una tela di Francesco Podesti che rappresenta in alto la Sacra Famiglia e Sant’Antonio in basso. Per ultima, la cappella dedicata a San Pier d’Alcantara e a S. Antonio da Padova la cui tela rappresenta i due Santi in adorazione di Gesù Bambino, attribuita al Ratti o ai fratelli Nasini.
La cupola affrescata dal pittore Giovan Battista Conti presenta una schiera di angeli che formano una corona e quattro composizioni in cui si possono vedere gli apostoli Pietro, Paolo, Giuda, Taddeo, Andrea, Giovanni. Tutta la chiesa è abbellita da stucchi dorati e vi si trovano altre quattro logge. È presente un organo a canne costruito nel 1924 da Zeno Fedeli di Crema. Il pavimento originale era in cotto ma nel 1956 fu sostituito dall’arciprete mons. Giuseppe Briotti con uno di marmo rosso che ripete gli stessi motivi di quello precedente. Alla chiesa è annessa una grande sagrestia e con la trasformazione, ad opera dello stesso monsignore, dell’antico oratorio della confraternita del SS.mo Sacramento e del Gonfalone, si sono ricavate alcune stanze e una sala per il cinema e le riunioni. Qui si trovava un’immagine della Madonna dipinta su tavola che sembra risalisse al XV secolo.
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